I fondatori di HyperVerse risulterebbero latitanti. Lo conferma la corte suprema australiana.

The Age è un quotidiano locale pubblicato a Melbourne, la capitale dell’Australia.

Oggi, 5 dicembre, ha pubblicato un articolo sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto i fondatori di HyperVerse, in merito ad un loro precedente tentativo di frodecon le cripto, finito in tribunale.

Ecco quanto emerge dall’articolo (fonte originale in inglese):

I liquidatori di Blockchain Global, società di criptovalute fallita con sede a Melbourne, stanno inseguendo per il mondo milioni di bitcoin mancanti, le cui chiavi, è stato detto da Ryan Xu e soci, fossero conservate su un laptop, poi rubato, fuori dall’Australia.

Blockchain Global Limited è entrata in amministrazione controllata a ottobre, dopo essere stata dichiarata fallita dalla Corte Suprema, a causa di un debito di 21 milioni di dollari con i suoi investitori frodati in una piattaforma precedente a HyperFund / HyperVerse.

La società gestiva infatti una piattaforma di trading di criptovalute chiamata ACX, che è oggetto di un’azione legale separata, presentata da un gruppo di 94 investitori, dopo la chiusura improvvisa della piattaforma nel febbraio 2020.

In una dichiarazione giurata, depositata presso la Corte Suprema di Victoria a novembre, il liquidatore Andrew Yeo, di Pitcher Partners, ha affermato che le attività di Blockchain Global avevano consentito di raccogliere dalle vittime milioni in Bitcoin ed Ethereum.

Un ex direttore, Allan Guo, aveva confermato di avere accesso alle criptovalute di Blockchain Global, tuttavia le credenziali necessarie per accedervi erano su un laptop nel frattempo scomparso.

“Il signor Guo ha informato il mio ufficio che ‘prima del COVID’ alla fine del 2019, mentre si trovava in Cina, gli sono stati rubati i suoi effetti personali”

ha detto Yeo, come riportano i documenti del tribunale.

“Tra gli oggetti che il signor Guo ha dichiarato essergli stati rubati, c’era il suo laptop che conteneva le credenziali per accedere al portafoglio, e quindi alle criptovalute”.

Il sig. Yeo ha affermato che al sig. Guo era stato chiesto di fornire copia della denuncia alla polizia, per confermare il furto, che non è mai stata ricevuta.

Un altro gestore, con accesso a un’ulteriore wallet della società, Sam Lee, non ha risposto quando il liquidatore ha provato a contattarlo via e-mail, o tramite il servizio di messaggistica cinese WeChat.

“Gli attuali direttori di Blockchain attualmente risiedono all’estero e sono difficili da contattare”

ha affermato Yeo in una dichiarazione alla Corte.

Yeo ha dichiarato alla stampa che le leggi australiane sull’insolvenza si applicano alla criptovaluta come farebbero per qualsiasi altra risorsa.

“Non c’è dubbio che il recupero della criptovaluta richieda un approccio nuovo rispetto alla maggior parte degli asset tradizionali”

ha affermato.

“Sicuramente è diverso dal recupero di fondi dai conti bancari. Ciò non significa che il recupero di tale criptovaluta sia impossibile”.

In un’azione giudiziaria separata, gli investitori hanno fatto causa a Blockchain, ACX e ai suoi gestori per oltre 10 milioni di dollari, dopo la chiusura dei loro account nel febbraio 2020.

Un investitore, Bruno Fabre, ha dichiarato a “The Sunday Age” di essere stato cliente dell’exchange dal 2017 e di non aver avuto grossi problemi, fino a quando i prelievi non sono stati improvvisamente bloccati senza alcuna spiegazione.

“Non avevo alcun sospetto che fosse una truffa o qualcosa del genere. Stavo comprando e vendendo, tutto funzionava nel modo in cui pensavo che dovesse funzionare”

ha dichiarato.

“Da allora è diventato ovvio che c’è stato un qualche tipo di illecito”.

Un altro investitore, che ha chiesto di non essere nominato, si è detto ottimista sul recupero di parte del suo investimento di 40 mila dollari.

“Prima ho perso l’accesso e non ci ho pensato troppo. Poi, quando il loro supporto clienti ha smesso di fornire qualsiasi supporto, sono diventato piuttosto preoccupato”.

Nell’ambito del processo, un giudice della Corte Suprema ha emesso un ordine di congelamento su ulteriori 117 bitcoin controllati dalla società, attualmente del valore di 9,4 milioni di dollari, per impedirne la vendita o il trasferimento.

All’inizio di quest’anno Xu, Lee e il resto dei dirigenti di HyperTech si sono trasferiti a Dubai, come confermato dalla stessa società.

Xu non si è presentato a quello che originariamente doveva essere un evento HyperFund, tenutosi sul suolo statunitense il mese scorso.

ACX era uno schema di investimento di criptovalute lanciato tramite Blockchain Global. È crollato nel febbraio 2020.

A quel punto Xu e Lee avevano creato HyperTech e lanciato lo schema HyperCapital Ponzi.

HyperCapital è crollato a metà del 2020, spingendo HyperTech a lanciare HyperFund.

Dopo l’avvio delle indagini su HyperFund in più Paesi, è stato lanciato Hyperverse, uno schema Ponzi basato sugli NFT, nascosto in un videogioco a tema spaziale.

Hyperverse è stato lanciato utilizzando un attore che impersonasse il CEO di HyperVerse, dopo lre dimissioni di Sam Lee, suscitando la preoccupazione che Ryan Xu e i dirigenti di HyperTech fossero latitanti.

Realtà ora confermata dai Tribunali Australiani.

10 commenti su “I fondatori di HyperVerse risulterebbero latitanti. Lo conferma la corte suprema australiana.”

  1. Faggiano,ancora con la questione ACX e Bitcoin group
    del 2014. Risultano latitanti ahhaahahhaahahahhaah vedi che hanno preso pure Bin Laden…..
    Babbuino 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

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  2. Se vuoi ti faccio mandare foto di Ryan hihihihihihihihih quante bugie in questa pagina…ti aspettiamo all Expo e alla cena. Saluti

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    • Piacere, buffone, io sono Antonio.

      Nell’articolo si parla del fallimento di Blockchain Global, di cui Ryan Xu è Co-fondatore.

      E si parla di Sam Lee, CEO di HyperTech, di HyperFund e di Blockchain Global.

      L’analfabetismo funzionale è una brutta piaga. Ma se impari a leggere, puoi risolvere.

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