myWorld riconosciuta come schema piramidale in Austria.

In una controversia legale dinanzi alla Corte Suprema di Vienna del 13 novembre 2020 è stato stabilito e condannato il collegamento tra le società Lyconet International AG, Lyoness Europe AG e mWA myWorld Austria GmbH.

Il presidente della Corte lo ha formulato in una sentenza di 38 pagine e ha spiegato chiaramente il contesto in termini giuridici.

Cos’ha detto la Corte.

Dal giudizio risulta chiaro:

“L’acquisizione di “coupon” come ad esempio mVouchern, mira ad acquisire punti vendita come marketer e quindi ad avere diritto ad una remunerazione nel sistema delle società myWorld.

Esiste quindi un legame inscindibile tra l’acquisizione dei buoni presso myWorld Austria GmbH e la partecipazione al sistema piramidale.

È ovvio che questo approccio delle società myWorld è volto unicamente a confondere i membri.

A causa dell’imperscrutabile ricambio dei partner contrattuali e dei diversi fornitori di servizi, l’applicabilità di un reclamo risulta più difficile.

A parte piccoli cambiamenti nei nomi di fantasia dei prodotti venduti dai convenuti, il loro modello di business non è mai stato modificato.

I membri delle aziende myWorld sono convinti che solo un partner contrattuale si trovi di fronte a loro.

Con un possibile blocco dei conti dei membri, una “registrazione” è forzata e alla fine completa il comportamento immorale delle società convenute.

All’inizio, myWorld Austria GmbH non appariva in nessun modo all’esterno ed era menzionata solo sulle fatture, chiarisce il tribunale.

Paradossalmente, MyWorld ha sempre sostenuto di non avere legami commerciali con Lyoness o Lyconet.

Ora tutto questo avrà finalmente una fine.

La denuncia del marketer.

Il marketer aveva presentato una denuncia congiunta contro Lyconet International AG (Vienna), Lyoness Europe AG (Svizzera) e mWA myWorld Austria GmbH (Graz/Austria) ed è risultata pienamente giustificata.

Le imprese myWorld menzionate, hanno cercato di mettere in discussione la giurisdizione locale e internazionale, nonché il procedimento legale, obiezione è stato però respinta.

Nel 2018 e nel 2019 il marketer aveva investito complessivamente circa 20.000 euro in buoni sconto e Cloud.

Anche qui il tribunale parla chiaramente di investimenti.

Tra l’altro, il tribunale ha dichiarato che né nei termini e nelle condizioni conosciute né nei Piani di Compensazione di Lyconet (vecchio e nuovo) è stato possibile confrontare o convertire in un valore monetario reale shopping points, units, Balance Commission, Balance Bonus, Coach, e Senior Coach Bonus.

Anche se le aziende myWorld sostenevano che grazie ai buoni sconto acquistati, gli Shopping point avrebbero dato diritto all’acquisto di vantaggi con le imprese partner, al tribunale resta comunque la prova della colpevolezza.

Il marketer è stato avvicinato e reclutato da un uomo che si è presentato come “impiegato di Lyconet“.

Era interessato principalmente a informazioni sulle opportunità di investimento con le cosiddette “clouds” (nuvole).

Inoltre, gli era stato spiegato che si poteva investire denaro nelle cloud e da un certo momento in poi si poteva ottenere il valore totale del denaro investito più 300-400 euro al mese.

Si sarebbe trattato di un reddito passivo senza dover fare da sé alcunché.

“Acquistate una quota di un Paese e poi approfittate degli acquisti delle persone in quel paese. Questo non comporta alcun rischio, perché la gente compra sempre”.

Le cloud vengono quindi vendute da sempre come un libretto di risparmio per l’investimento di denaro.
Se si portano più persone a comprare le cloud, si possono anche guadagnare soldi da loro.

Tuttavia, occorre acquistare buoni sconto ogni mese per poter continuare ad avere diritto a una remunerazione.

Nel marzo 2018 ha pagato una tassa d’iscrizione iniziale di EUR 2.350.

Inoltre, ha acquistato il suo primo “buono sconto” per 50 EUR.

Per un ulteriore acquisto dei “buoni sconto” ha pagato 50 EUR al mese da aprile 2018 ad aprile 2019.

I pagamenti mensili sono stati necessari per poter investire nelle cloud e ricevere in ultima analisi i loro versamenti.

Nel marzo 2019 ha inoltre investito in quattro quote di “S-E2CC” per un totale di 6.000 euro.

Ha pagato 4.500 euro per tre “German Customer Clouds” e per altri 1.500 euro ha acquistato quote di “Italia Cloud” nell’aprile 2018.

Quando il marketer ha messo in discussione i pagamenti dalle cloud, agli incontri gli è stato detto che le cose non stavano andando bene.

Tuttavia, c’era stato un cambiamento importante, per il quale dovevano essere pagati altri 500 euro per quota per le rispettive partecipazioni.

La distribuzione degli utili sarebbe stata posticipata di soli tre anni.

Non si sarebbero più guadagnati soldi da un Paese, ma da diversi progetti dell’azienda.

Secondo la sentenza, lo scambio avrebbe permesso all’azienda di investire nei nuovi progetti.

Come stabilito dalle assemblee, ha pagato altri 4.000 euro per le otto quote di partecipazione alle cloud che aveva precedentemente acquistato, ovvero 500 euro per quota.

La modifica delle condizioni contrattuali.

A marzo 2019, Lyoness Europe AG ha quindi modificato le condizioni generali di contratto e i partner contrattuali.

A tale scopo hanno bloccato l’accesso online dei clienti che non avevano ancora accettato l’accordo Lyconet del marzo 2019.

Nel fare ciò, Lyoness Europe AG ha pubblicizzato la modifica come segue:

“Lyconet – NOVITÀ. Perché cambiare qualcosa di ben collaudato se sta andando bene? Perché può andare ancora meglio! Lyconet apre le porte di un mondo con ancora più opportunità e vantaggi. (…).“ I soliti slogan acchiappa-fessi.

Il querelante ha dovuto registrarsi presso il pubblicizzato “Nuovo Lyconet” nel marzo 2019 e accettare l'”Accordo Lyconet” cliccandoci sopra, altrimenti non avrebbe più avuto accesso al suo account di aderente.

Nelle riunioni si è fidato delle dichiarazioni della Lifeline nel ritenere che queste fossero legittime richieste.

Non era a conoscenza del fatto che con questa procedura gli fosse stato presentato un nuovo partner contrattuale – Lyconet International AG.

Neanche questo era stato annunciato durante le riunioni.

Al momento della registrazione ha dovuto confermare di essere un imprenditore, altrimenti non sarebbe stato possibile alcun cambiamento.

La cosa lo ha sorpreso, ma si è sentito obbligato a cliccare su questa “casella”, perché altrimenti non avrebbe avuto accesso al suo account di associato.

Allo stesso modo, ha dovuto accettare le condizioni aggiuntive per l’acquisto di mVouchers, per cui i mVouchers hanno sostituito i buoni sconto mensili.

In cambio ha dovuto accettare le condizioni aggiuntive per l’acquisto di mVoucher senza leggerle, nota il tribunale.

A seguito della sentenza, ne consegue che la modifica del contratto non era ragionevole per i soci.

Il nome di Lyconet International AG ha solo sostituito Lyoness Europe AG, come era chiamata nelle condizioni generali di contratto (“Lyconet”).

Il numero d’iscrizione del socio e le modalità di pagamento sono rimasti sempre gli stessi.

Così come è rimasto lo stesso il numero di conto del destinatario, che era sempre a nome di Lyoness Europe AG.

Il sito web per l’accesso al login è sempre rimasto un www.lyconet.com.

Il socio doveva sempre rivolgersi a “Lyconet” (vedi “Accordi Lyconet”).

I moduli dei contratti si riferiscono l’uno all’altro e non possono essere letti indipendentemente.

Né myWorld Austria GmbH opera in modo indipendente da Lyconet o Lyoness.

Il fatto che abbia frequentato regolarmente seminari e incontri di Lyconet come Marketer Lyoness/Lyconet è stato interpretato da myWorld, ecc. come una prova del suo rapporto di lavoro svantaggioso.

I suoi investimenti erano da intendere come fondi per la pensione.

Ha frequentato i seminari/webinari solo per tenere traccia dei suoi investimenti, ha dichiarato la vittima, il che è comprensibile e il tribunale ha accettato questo punto di vista.

In conclusione…

La corte continua:

myWorld Austria GmbH, Lyconet international AG e la Lyoness Europe AG hanno consapevolmente suscitato nella procedura l’impressione che fossero presenti circostanze diverse e contratti di vendita diversi.

Per la ricorrente la modifica dei contratti non era riscontrabile.

  • Si è trovato di fronte a “Lyconet”.
  • I contratti fin dall’inizio siono sempre stati presentati come “Accordo Lyconet”, anche se all’inizio vi era Lyoness Europe AG dietro, come parte contraente.
  • Anche il programma di marketing si chiama “Lyconet”.
  • Infine, la Lyoness Europe AG ha pubblicato sul suo sito web un “passaggio” obbligatorio e necessario.

Gli aderenti non hanno avuto altra scelta che attenersi al contratto originale e hanno dovuto effettuare la nuova “registrazione”, tanto più che altrimenti non avrebbero avuto accesso ai loro dati e alla panoramica dei pagamenti.

Per mascherare l’effettivo cambiamento di contratto che ha avuto luogo in questo caso, il nuovo accordo si chiama ancora una volta “Accordo Lyconet”.

Per confondere ulteriormente gki aderenti, il nuovo partner contrattuale è di nuovo Lyconet International AG.

Questo crea l’impressione che non sia cambiato nulla.

Il numero di aderenti e le modalità di pagamento sono sempre rimasti invariati.

L’acquisto dei cosiddetti “buoni sconto” e delle ” cloud”, che sono stati pubblicizzati come un investimento sicuro, è stato possibile solo dopo la stipula dell'”accordo Lyconet”.

Inizialmente questi buoni sono stati venduti da Lyoness Europe AG e dopo un “switchover”, da myWorld Austria GmbH.

I diversi partner contrattuali che si confrontano con i “buoni sconto” al momento dell’acquisto prima dei “buoni sconto” e successivamente degli “mVouchers” non sono facilmente riconoscibili per gli aderenti.

Anche se il socio ha dovuto accettare ancora una volta i termini e le condizioni, questi si riferiscono nuovamente all’ “accordo Lyconet”.

Hai capito tutto? Ecco come si presenta la trasparenza contrattuale nel gruppo myWorld.

Con buona pace di chi ha sempre difeso l’etica dell’azienda, scaricando la responsabilità della truffa solo sui President infedeli.

La sentenza è in primo grado, e tutte e tre le imprese di myWorld punteranno sicuramente al ricorso, ma come in Norvegia o in Turchia, la procedura viene prolungata solo perché si vorrebbe evitare una sentenza definitiva.

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