Il CEO Sarnicola abbandona la nave ViSalus?

Come anticipato in alcuni post precedenti, come quello sul patteggiamento per schema piramidale, ViSalus non se la passa molto bene, ultimamente, soprattutto negli Stati Uniti.

Mentre pare che in Italia, soprattutto dopo le disavventure di Juice Plus con l’Antitrust, che hanno costretto parecchi distributori a migrare verso altre realtà, stia vivendo un momentum importante, in patria ViSalus sta subendo un vero e proprio massacro mediatico (se perderà la sua più recente battaglia legale, potrebbe essere costretta a pagare quasi 1 miliardo di dollari di multa).

Parliamo infatti di un’azienda:

Se consideriamo il calo di fatturato Globale dal 2015 ad oggi:

  • 2015: 150 milioni di dollari.
  • 2016: 75 milioni di dollari.
  • 2017: 40 milioni di dollari.
  • 2018: 30 milioni di dollari.

Parliamo di un’azienda che, se non rischia ancora la bancarotta, rischia comunque di finire zampe all’aria, bruciando in pochi mesi tutto quello che ha costruito in quasi quindici anni di attività (è stata fondata infatti il 1° marzo 2005).

E’ di questi giorni la notizia che il suo CEO storico, nonché co-fondatore, Nick Sarnicola, abbia ricevuto la nomina a CEO di un’altra azienda di network marketing, CuraLeaf, nel settore della marijuana.

Ora, i problemi per gli attuali distributori di ViSalus sono due:

  • Nick Sarnicola non è stato solo il CEO aziendale, ma anche il top distributore con la struttura più grande, in ViSalus.

Quindi, andando via lui, quante sono le possibilità che i suoi distributori non lo seguano nella nuova avventura?

  • Vertici aziendali e vertici della rete vendita CuraLeaf vengono più o meno tutti dalla rete vendita ViSalus.

Quante sono le possibilità che la rete vendita di ViSalus non confluisca quasi per intero in CuraLeaf, trasformando ViSalus in una scatola vuota, costretta a chiudere per bancarotta, una volta comminata la sanzione che non potranno pagare?

Insomma, sembra una storia destinata a finire come il divorzio tra Buggs e Organo Gold, con conseguenze ben più gravi.

Qualche mese fa, Nick Sarnicola ha anche dovuto vendere la sua casa di lusso a Palm Island, secondo quanto scritto nel sito TheRealDeal.com

Cosa che di solito non è un buon indice di benessere finanziario…

Quindi, se state valutando di aderire a ViSalus, pianificate la vostra attività tenendo conto che molte cose potrebbero cambiare, da oggi a un anno.

Citiamo da Business Insider:

“La storia di ViSalus è piuttosto travagliata, e comprende nell’ordine:

  • un debito di 6 milioni di dollari che l’ha portata vicino alla bancarotta nel 2008;
  • il salvataggio nello stesso anno con l’acquisizione da parte della Blyth, Inc., una società di marketing multilivello specializzata in home decor, che la fa tornare ad alti livelli di redditività (oltre 15 milioni di dollari al mese) nel 2010;
  • un tentativo di cessione di ViSalus da parte della Blyth, Inc. attraverso un’offerta pubblica iniziale di azioni del valore di 175 milioni di dollari nel 2012;
  • l’annullamento di tale offerta pubblica in seguito all’accusa secondo cui i co-fondatori stavano gonfiando artificialmente le vendite;
  • l’annuncio della privatizzazione nel 2014 con una transazione che converte le azioni della società in azioni ordinarie, eliminando così l’obbligo della Blyth, Inc. di pagare i cofondatori 143,2 milioni di dollari come parte dell’acquisizione del 2008;
  • una drastica diminuzione dei guadagni e delle entrate di ViSalus post-privatizzazione: la società opera in perdita nel 2013 e nel 2014; dopodiché smette di rendere noti i suoi dati di vendita.

A ciò si devono aggiungere diverse controversie di ordine legale:

  • nel 2012, il commentatore della CNBC Herb Greenberg afferma che ViSalus cammina «su una linea dubbia tra la vendita diretta legale e lo schema piramidale»;
  • nello stesso anno ViSalus viene esaminata dalla Southern Investigative Reporting Foundation, che pubblica un rapporto dettagliato dove si attacca il modello di business della compagnia: secondo l’organizzazione di giornalismo investigativo, sussiste un‘alta probabilità che gli investitori perdano i loro soldi nello schema messo in atto;
  • nel 2016 viene intentata una class action contro la ViSalus, Robert Goergen Sr., Todd Goergen, Nick Sarnicola, Blake Mallen e Ryan Blair nel tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale del Michigan: l’accusa è di operare uno schema piramidale illegale (o schema Ponzi) secondo il quale si vendono diritti di distribuzione alle persone solo per acquisire il diritto di reclutarne delle altre;
  • Michael Gehart, un distributore di ViSalus, nel 2017 cita in giudizio l’azienda per aver praticato marketing piramidale, sostenendo che l’azienda offre poche opportunità di guadagnare dalla sola vendita di prodotti”.

Qui l’articolo completo su business Insider, che invitiamo a leggere.

A questo punto, è più che probabile che ViSalus venga venduta a qualche azienda di network marketing concorrente, per cercare di salvare (e monetizzare) almeno gli asset aziendali costruiti in quasi 15 anni attività.

Resta sintonizzato.

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